C’è solo una cosa che il fotografo di matrimonio non può comprare, sia esso un fotografo documentarista o di posa o altro e questa cosa è l’esperienza. Lavoro con papà Gianni da che ero piccola, a 10 anni ero una scriccioletta nascosta sotto l’altare a fare il controluce con un flash e una fotocellula. A 15 anni ero un fotografo con autista, perchè non potevo guidare, anzi non sapevo guidare. E poi almeno fino a 24 anni non mi funzionava mai il flash, e avoglia a leccare il cavetto. Ma ancora prima, forse a 2 o 3 anni, mamma mi lasciò “di guardia” alla sua borsa fotografica, a quei tempi mamma scattava con una Hasselblad e si doveva leccare la linguetta della pellicola per chiuderla. Bè io ne leccai un pò e la sposa perse delle foto. Ho fatto qualche danno ma sono sempre stata affascinata dalla fotografia e dalla camera oscura e dal profumo della pellicola che ancora si sente dentro qualche scatoletta di rullino anche se vuota. Se anche a volte sono stanca di lavorare nei weekend (infatti ma perchè non iniziamo a fare i matrimoni dal lunedi al venerdi ? ) la soddisfazione che poi ne consegue è più grande di ogni stanchezza, e mai e poi mai mi passerà la voglia di raccontare le vostre emozioni e fissarle su carta.
Grazie a papà e mamma che me lo hanno insegnato, e grazie a tutti gli sposi che mi hanno scelto finora e che magari forse continueranno a scegliermi, perchè colgono le mie emozioni dietro le loro.